Piştgiriya Heroic Weqfa Meoni
Gli eroici esistono davvero…
di Alessandro Bennati, Coordinatore della Fondazione Fabrizio Meoni Onlus
L’impegno umanitario condiviso con la “creatura a centinaia di ruote” di Andrea Leggieri ha una storia lunga…
Raccontare agli amici della “Eroica In Moto“ la storia dell’impegno umanitario di Fabrizio Meoni è cosa non facile; quando l’ho dovuto e voluto fare per la sua guida spirituale Padre Arturo Buresti ne è venuto fuori un libro di 250 pagine. Voglio quindi evitare una cronistoria della solidarietà e dei progetti per centrare al meglio quello che ritengo più interessante e di maggior significato.
A partire dagli anni sessanta Padre Arturo Buresti, religioso e membro della Società di Maria, la sua tanto amata Congregazione, iniziò a prodigarsi con tutte le sue forze per raccogliere fondi da destinare a moltissime missione del Sud America, gestite da suoi confratelli missionari maristi. Fin da giovane spiccarono le sue doti di figura carismatica e passionaria, di grande lucidità e determinazione, ricchissima di calore umano e trascinante ironia.
Anno dopo anno Padre Buresti si mise sulle spalle centinaia di giovani studenti adottati, orfani, donne, malati, mense, scuole e strutture di ogni tipo. Nulla gli faceva paura e ogni giorno trovava amici e benefattori che si univano alla sua opera.
Fabrizio fin da piccolo era uno dei suoi chierichetti più fedeli, affascinato dalla sua figura di uomo della bontà e religioso. Padre Buresti fu molto attento anche i bisogni della comunità locale e in particolare dell’aggregazione giovanile, promuovendo opere e progetti determinanti nella storia di Castiglion Fiorentino, e basta ricordare il “Villaggio del Giovane”. I ragazzi erano affascinati da lui e impararono così a testimoniare la solidarietà, sostenendo i suoi sforzi con innumerevoli iniziative pubbliche e generosità privata.
Fabrizio sin da giovane aveva sempre sostenuto l’opera di Padre Arturo, come tanti altri suoi amici. Quando i successi sportivi portarono il nome di Fabrizio Meoni alla ribalta internazionale Fabrizio decise di impegnarsi sempre di più: raccogliere fondi e sostenitori gli era facile, non c’era sportivo e persona che lo conoscesse a cui non aveva raccontato gli sforzi umanitari del missionario castiglionese. Ma Fabrizio era anche persona dotata di innato senso di responsabilità e per lui attraversare i deserti africani, incontrare bambini condannati alla miseria, vedere tante scene di povertà, ebbene questo non lo lasciava tranquillo. Voleva fare qualcosa in quel continente solcato da innumerevoli problemi e spinse così Padre Buresti, dopo decenni di prevalente impegno in Sud America e soprattutto in Perù, a tentare l’avventura africana. I due si intesero alla perfezione e nella seconda metà degli anni novanta Padre Arturo e Fabrizio Meoni cominciarono il loro lavoro per i bambini africani.
E’ cosa nota che chi di noi, pur senza contropartita, si impegna per soccorrere altri, ebbene, chiunque si aspetta una gratificazione umana, se non dai beneficiari da chi si pone come interlocutore per loro. Un gesto, un sorriso, un ringraziamento fatto di calore ed educazione, tutto ripaga per l’impegno profuso. Sembra strano ma nella solidarietà internazionale questo non sempre accade. Differenze culturali e di comunicazione, equilibri locali nella gestione degli aiuti, le mille difficoltà che spesso sembrano nascere nella scarsa cura dei beni assegnati o nell’adempiere alle direttive impartite, i tempi da rispettare che sembrano compresi alla rovescia, ebbene tutto questa lascia qualche volta l’amaro in bocca. Nella nostra avventura la gratificazione più importante è stata quella dei missionari con cui abbiamo operato insieme.
Essere missionario è una scelta di vita, che come tale è quello che si è voluto ma sicuramente è una scelta impegnativa, che può portare a fatiche immani e rischi per la propria vita, e non solo quelli per la propria incolumità, privazioni e malattie in terre lontane.
Sull’esperienza storica dei missionari italiani nel mondo e nei paesi poveri ci sarebbero montagne di storie da raccontare ed altrettante riflessioni da fare. I missionari non sono stati e non sono prettamente i testimoni di un credo religioso ma hanno rappresentato in tante terre desolate un avamposto di civiltà, un esempio di umanità, intelligenza e dedizione ad un prossimo spesso sconosciuto. La propensione al dialogo fra le religioni è stata soprattutto in Africa un antidoto alle tensioni sociali e alle difficoltà di modernizzazione culturale ed intellettuale. I missionari sono adulti fin da giovani ma rimangono spesso ragazzi per sempre, se non hanno una famiglia solida alle spalle la Congregazione dovrà sempre prendersi cura di ognuno di loro anche per ogni aspetto materiale: sostentamento, salute, vecchiaia…
Non c’entra essere credenti o meno, comprese le mille sfumature di oggi: i missionari meritano l’ammirazione di tutti noi. Loro sono i veri eroi.
Fabrizio Meoni la pensava così: certo che aveva in cuore l’aiuto ai più deboli ma la molla che gli dava la spinta era la grande stima per la scelta missionaria.
Fino al 2005 i progetti in Africa furono continui e numerosi, incessante era la passione del campione Fabrizio Meoni e instancabile la voglia di Padre Buresti di dar vita a tante piccole grandi speranze. L’entrata nella leggenda colla doppia consecutiva vittoria alla Parigi Dakar 2001 e 2002 portò forti benefici anche all’impegno umanitario.
“L’Africa mi ha dato tanto – diceva Fabrizio – e io devo restituire qualcosa”.
Così nacquero scuole, strutture e centri di servizi; in tutto ciò un posto particolare lo merita la scuola popolare nella periferia degradata di Guinaw Rails a Dakar, l’Ecole “Fabrizio Meoni & Amici d’Italia”, dove c’era tanto di Fabrizio e un pò per ognuno dei molti amici e colleghi coinvolti. Come importanti furono gli incontri di Fabrizio e Padre Buresti con i ragazzi di strada di Dakar: adolescenti che provenivano da famiglie povere e numerose di villaggi lontani. Giunti nella capitale, quando non riuscivano ad adempiere alle richieste dei sistemi di sfruttamento (accattonaggio, vendita in strada) fuggivano dai loro aguzzini e si rifugiavano in posti impervi: discariche, scogliere, radure. Una vita da animali, mangiando rifiuti e mettendo in atto ogni tipo di espediente per sopravvivere. Nacque così un progetto per loro, attuato dai Padri e dalle Suore Missionarie Mariste: recarsi con un team (infermieri, educatori, religiosi) presso i gruppi di giovani, portarli alla missione e cercare di avviarli ad un percorso di reinserimento nella vita sociale, quasi sempre con il microcredito per dar modo di avviare le più semplici professioni. In alternativa attuare il ricongiungimento familiare cercando di rimuovere le cause di povertà degli stessi nuclei familiari. Di grandissima soddisfazione per Fabrizio anche il sostegno all’opera dei Missionari del Preziosissimo Sangue in Tanzania e del carissimo Don Dino Gioia, per il loro impegnativo percorso di edificazione di un sistema sanitario moderno nelle zone più povere di quello stato; grazie a due grandi strutture costate decenni di lavoro e sacrifici (l’ospedale di Itigi e il Villaggio della Speranza di Dodoma) la Congregazione ha incarnato nel modo migliore il concetto di cooperazione sanitaria in una prospettiva di continuità e miglioramento, tutt’oggi al suo miglior livello.
Dopo l’incidente di quel terribile 11 Rêbendan 2005 che costò la vita a Fabrizio la solidarietà sembrò il comune denominatore di quanto volevano tenere in vita il loro mito e amico, purtroppo solo nel ricordo. Le donazioni e gli aiuti furono molti e quasi tutti con la preferenza del Senegal e di Dakar. Era in quella città, in una delle grandi capitali africane, che si volevano continuare gli sforzi di Fabrizio Meoni. Nello stesso periodo la nostra Congregazione religiosa di riferimento ( i padri maristi), a causa del mancato ricambio generazionale, decretava di consegnare di fatto il “Distretto Africano” ai soli giovani padri del continente, programmando il ritorno in Italia dei pochi missionari presenti in loco. Questo ci obbligò a dare tempo al tempo per monitorare una situazione nuova e forse un po’ incerta. Ma utilizzammo una parte degli aiuti per la continuità dei loro progetti, soprattutto per i ragazzi di strada.
Nel contempo, date le aspettative di risultati in terra senegalese e dakariana, cominciammo e cercare anche nuovi partner e incontrammo i volontari milanesi dell’Associazione Un Altro Mondo Onlus, oggi Oltre I Confini Onlus. Rimasi stupito dal loro approccio ai progetti, moderno, maturo e consapevole. Come agivano rispecchiava in pieno la complessiva di operare nei paesi africani e il valore di aggiunto di un grande amore per quello che facevano. Iniziammo subito la nostra collaborazione, che in poche settimane permise di ristrutturare tre piccole scuole di quartiere frequentate da bambini rifiutati dalla scuola pubblica. Scuole per modo di dire, senza tetto e spesso fatte di muri di bozze all’altezza della nostra cintura, quasi un perimetro con il miserabile spazio circostante. Niente bagni e servizi, una delle tre sembrava appena un accampamento mattutino. Lamine Djiba, senegalese, era il Direttore di queste scuole. La sua vita stava per cambiare con l’imminente progetto di edificazione di una nuova scuola nel suo quartiere (Yembeull Ben Barack, baraccopoli storica di Dakar) intitolata a Fabrizio Meoni & Cyril Despres e sostenuta con grande vigore da quest’ultimo. Progetto che negli anni successivi diventerà il simbolo del “dopo Fabrizio”.
Nel settembre 2006 l’Associazione “Solidarietà In Buone Mani Onlus” deliberava di dar vita alla Fondazione Fabrizio Meoni Onlus, per rafforzare l’identità di un percorso che purtroppo è rimasto privo del suo ideatore e promotore. La Fondazione divenne operativa dal maggio 2007. Purtroppo pochi mesi dopo ci lascia anche Padre Arturo Buresti, 83 anni.
Negli anni successivi la Fondazione pone grande impegno nei progetti privilegiando la scelta di realizzare strutture anziché servizi, per garantire trasparenza ai donatori e tangibili risultati. Scuole, mense, ampliamento di reparti ospedalieri, ambulanze, locali di accoglienza. La lista è lunga.
Giungiamo così fino ai giorni nostri; inutile negare che il tempo diminuisce comprensibilmente l’attualità del nostro percorso, in tempi in cui ogni giorno si esprimono nuovi drammi e bisogni, e ci pone in una condizione progressiva di minor forza nel realizzare ulteriori obiettivi. Ma il parco progetti messo in atto è oramai di dimensioni superiori alle nostre originarie aspettative. Circa due anni fa nasce la collaborazione con la “Eroica in Moto” e nessuno si aspettava che questa sarebbe divenuta così significativa nella nostra storia. La prima collaborazione porta nel maggio 2014 centinaia di motociclisti di tutt’Italia a visitare la città di Fabrizio, molti dei quali giungono fino al cippo Meoni in località Partini (sulla Montagna tra Castiglion Fiorentino e Arezzo) e un generoso aiuto permette di completare un’aula nella nuova, terza, scuola a Dakar, intitolata alla grande amicizia tra Fabrizio Meoni & Padre Arturo Buresti. Ma è l’anno dopo che Andrea Leggieri da vita ad un grande salto di qualità, ottenendo dal celebre fotografo dei motori Gigi Soldano una ricca collezione di foto, molte inedite, con le quali nel Maggio 2015 si apre il sipario sulla mostra di foto e cimeli “Fabrizio Meoni: il Gigante e lo spirito della Dakar” presso l’Auditorium delle Santucce a Castiglion Fiorentino. Un grande successo di pubblico e consenso per un evento che rimarrà nella storia della nostra città. Molte foto vengono vendute per gli scopi benefici della Fondazione ed il ricavato finanzia una vera classe “L’Eroica In Moto” nella nuova scuola della missione orionina guidata da Don Pasquale Poggiali, nei sobborghi della capitale della Costa D’Avorio. Un risultato di grandissima soddisfazione che immediatamente fa il giro d’Italia. Nel 2021 è pronto per il suo lavoro quotidiano lo scuolabus “Meoni / Ullevalseter”, acquistato per la scuola di Malika ( Pikine – Senegal ).
Questa è, in estrema sintesi, la nostra storia. A questo punto valorizziamola con una bella accelerazione e diamogli ulteriore forza morale e grinta motociclistica.
Insieme ce la possiamo fare.